“Colmare un vuoto di Sistema”: Still I Rise per l’educazione di minori profughi e vulnerabili

Per migliaia di ragazzi italiani mancano poche settimane al ritorno a scuola. Il rientro di quest’anno ha generato particolari discussioni a causa della pandemia: ci troviamo in un momento particolare ed è importante prestare attenzione. C’è un aspetto che tuttavia tendiamo a dare per scontato, ed è la possibilità stessa di andare a scuola e avere accesso a un’istruzione di qualità. Se in occidente possiamo prenderci il lusso di considerare l’educazione un diritto basilare e quasi un automatismo, in moltissime parti del mondo la situazione è radicalmente diversa. È questo il caso degli snodi delle tratte migratorie, dove centinaia di minori arrivano e si trattengono per periodi di tempo variabili, che spesso determinano un’interruzione degli studi

 

Still I rise nasce per “colmare un vuoto di sistema”


Proprio per cercare di risolvere questo “vuoto di sistema” è nata l’organizzazione indipendente Still I Rise. “Still I Rise” ci racconta Vanessa Cappella, responsabile ufficio stampa, “è nata nel 2018 sull’isola di Samos dall’incontro di tre volontari tramite un’associazione locale: Nicolò Govoni, Sarah Ruzek e Giulia Cicoli”. Dopo aver notato l’assenza di un sistema educativo adeguato alle esigenze locali, i tre hanno deciso di mettersi in proprio e creare un loro progetto “con l’obiettivo di garantire l’educazione e la protezione per i minori rifugiati ospitati sull’isola di Samos”. Uno dei pilastri dell’organizzazione è l’indipendenza: “non accettiamo fondi da governi, organismi sovrannazionali, Onu o Unione Europea”. Questo rende possibile operare in completa autonomia e portare a termine un lavoro che sia anche di denuncia: a Samos per esempio “abbiamo fatto anche delle denunce riguardo i maltrattamenti dei minori non accompagnati,” spiega Vanessa. Il progetto è finanziato da collaborazioni con aziende e da chiunque voglia contribuire con una donazione tramite il loro sito.

Personalizzare il modello dopo aver studiato il contesto 


Per quanto riguarda i programmi di istruzione in sé, Still I Rise opera secondo un duplice approccio: nei centri profughi o nelle aree di snodo dove i migranti tendono a trattenersi per meno tempo, come in Grecia, ma anche in Siria e nella Repubblica Democratica del Congo, vengono stabiliti “centri di emergenza e riabilitazione” il cui obiettivo è quello di sopperire a dei vuoti e a delle carenze forti del sistema, di intervenire garantendo l’educazione insieme a un supporto sia pratico che psicologico” e successivamente “di portare i ragazzi a reinserirsi in un sistema educativo statale”.

Nei luoghi dove la permanenza invece è più lunga – come in Turchia e Kenya – vengono aperte vere e proprie scuole internazionali per minori profughi e vulnerabili. In Kenya Still I Rise ha da poco raggiunto un risultato straordinario: “la scuola in Kenya è stata inserita ufficialmente nel circuito di International Baccalaureate (IB)”. Questo significa poter insegnare il programma IB a titolo gratuito a tutti gli studenti: “siamo la prima organizzazione non profit al mondo a offrire un percorso del genere”. Si tratta di un impegnativo corso di sette anni, “che permetterà ai ragazzi di accedere alle migliori Università del mondo”. 

 

L’insegnamento e l’importanza di rispettare la cultura di ognuno


La fascia di riferimento è comunque sempre quella adolescenziale, in cui le carenze in termini di accessibilità all’istruzione sono più evidenti, mentre “la fascia primaria in genere è un po’ più curata”. Tutti gli educatori sono insegnanti certificati: “siamo contro l’improvvisazione”. La selezione avviene attraverso un processo seguito dal dipartimento di Risorse Umane secondo parametri stabiliti dal dipartimento di educazione interno all’organizzazione. 

L’insegnamento è in lingua inglese, ma tutti i programmi sono pensati a seconda del luogo in cui si trova la scuola: “operiamo soltanto dopo un attento studio della zona: non vogliamo imporre un nostro modello, ma studiare la realtà del posto, instaurare partnership e collaborazioni e capire bene quali sono le esigenze. Poi sulla base delle esigenze che emergono personalizziamo il nostro modello rispetto al contesto”. Nella scuola di Samos per esempio si insegna il greco, e in tutti gli istituti si presta particolare attenzione a creare una sinergia tra i luoghi e contesti di provenienza degli studenti e quelli locali. 

Progetti per il futuro: una scuola nella Repubblica Democratica del Congo 


L’ultimo progetto, in corso di realizzazione, è l’apertura di una scuola nella Repubblica Democratica del Congo, nella regione meridionale del Katanga, dove molti bambini vengono sfruttati per lavorare nelle miniere di rame e cobalto. Un rapporto UNICEF del 2014 stima che circa 40 mila bambini siano impegnati nell’estrazione del cobalto, per una retribuzione tra uno e due euro al giorno. Secondo la Direttrice dei Programmi di Still I Rise Sarah Evans "la decisione di iniziare le operazioni nella Repubblica Democratica del Congo è stata sorprendentemente chiara, poiché l'innegabile violazione dei diritti dei bambini nelle regioni minerarie è allarmante. Per noi questa è stata una chiamata all'azione per iniziare un nuovo progetto, sulla scia del successo di nostri simili programmi già attivi in Grecia e Siria; per fornire uno spazio sicuro ai bambini, garantire loro l'istruzione che meritano e sostenere le loro famiglie".

 

Forse non si può salvare il mondo da soli, ma…


Si tende qualche volta a guardare con sfiducia alle iniziative come quella di Still I Rise, che partono da problematiche che possono apparire piccole e locali. È probabile che l’apertura di una scuola non sia la soluzione univoca e definitiva al problema dell’alfabetizzazione dei ragazzi che si trovano impossibilitati a ricevere un’istruzione adeguata. Certo è però che un’organizzazione indipendente e attiva come questa – tanto più perché basata sulla volontà di studiare e comprendere le esigenze prima di strutturare un sistema di aiuto - può essere un potente punto di riferimento. Da un lato per ispirare lo sviluppo di progetti simili, e dall’altro per instillare nei giovani la speranza che attraverso cultura e conoscenza si possa intraprendere un cammino diverso e disegnare da sé il proprio futuro. 

La storia di Nicolò


In questo senso è esemplare la storia di Nicolò Govoni, uno dei tre fondatori, oggi Presidente e Direttore Esecutivo. Nicolò lascia Crema e l’Italia a vent’anni e parte per una missione umanitaria in India, dove si ferma per quattro anni e si laurea in giornalismo. Da lì prosegue per Samos, dove incontra Sarah e Giulia e fonda Still I Rise. Lì viene aperta la prima scuola, Mazì, poi seguita da quelle in Turchia, Siria, Kenya e la prossima in Congo. Nicolò viene nominato per il Premio Nobel per la Pace nel 2020, e vince il premio CIDU per i Diritti Umani, nel frattempo continua a seguire la sua passione per la scrittura pubblicando diversi libri, i cui proventi contribuiscono a finanziare Still I Rise.